Il Carnevale: rito, appetito, sovversione.

Febbraio 10th, 2018 tradizioni

Nessuno conosce con certezza ciò che rappresenti il Carnevale. Il nostro amore per la “contadinità” vorrebbe vederlo come un rito di propiziazione agricola. Il nostro amore per il cibo vorrebbe vederlo come un’occasione di “liberazione degli appetiti atavici”. Il nostro amore per la “sovversione” vorrebbe vederlo come abolizione, quantomeno provvisoria, di tutti i rapporti gerarchici.

Contadinità. Per i contadini, il Carnevale era un momento di celebrazioni. Era l’annuncio dell’arrivo della primavera dopo l’inverno, del ritorno della luce dopo il buio, del risveglio della natura. Era un momento di intensa spiritualità, dove tutto era un rituale di rappresentazione della ciclicità del tempo: il passaggio dalla morte alla risurrezione metteva in contatto i defunti con i vivi. In questo periodo, le anime dei defunti tornavano sulla Terra, portando la magia del mondo sotterraneo, fonte di rigenerazione della fertilità dei campi e della prole.

Ecco il senso del nutrirsi di semi germogliati disseminati nel piatto: portare il risveglio della natura dentro di noi. E le castagne? Da sempre, rappresentavano il cibo in onore dei nostri antenati per i quali, la notte, ne venivano lasciate alcune, sulla tavola della cucina, in un piatto.

Liberazione degli appetiti atavici. Spighe di grano che bruciano. Rappresentano il fantoccio in fiamme dei Carnevali, simbolo dell’ultimo covone mietuto di un campo di grano: il covone animato. Questo veniva momentaneamente risparmiato dalla falce, “in modo che il suo sfalcio definitivo, il suo finale abbattimento, assumesse il carattere rituale di una vera e propria uccisione”. Il suo spirito risorgeva, divenendo divinità agreste; il suo sangue, divenuto whisky, veniva bevuto.

Sovversione. Durante questo periodo, la cultura diventava natura e l’uomo civilizzato diventava selvaggio. La componente selvaggia è documentata dalla presenza simbolica di animali selvatici in tutta la tradizione carnevalesca, soprattutto quella alpina. Questo inno al mondo alla rovescia riporta la nostra memoria al Paese della Cuccagna – paradigma dell’inversione sociale: i servi diventano padroni, uomini diventano donne.

Ma, alla fine, il Carnevale è un contenitore aperto, integra il diverso ed esalta il nuovo, accoglie la consuetudine ed alimenta l’innovazione. Il Carnevale spiega perché tradizione e tradimento hanno la stessa etimologia. Il Carnevale è un eterno divenire, come lo sono i nostri desideri.